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Duogramma

La mappa dinamica delle relazioni

Saggezza è saper stare con la differenza senza voler eliminare la differenza.

Gregory Bateson

Cosa rimane, alla fine, di tutte le relazioni di coppia che abbiamo vissuto? Gli incontri, le promesse, le fratture, le partenze. Quello che ci ha spinto verso qualcuno e quello che ci ha fatto restare. Il filo sottile che lega passato e presente, tracciando percorsi che a volte sembrano ripetersi, altre volte ci sorprendono con deviazioni inaspettate.

 

Tutto conta. Tutto è ancora qui.
Il Duogramma è una bussola per orientarsi in questa mappa relazionale. Uno strumento per i terapeuti, un processo per chi lo attraversa, un metodo che combina parola e immagine, pensiero ed esperienza. Il Duogramma aiuta a dare forma e significato alle storie di coppia di una vita, permettendo a chi lo utilizza di rileggerle con uno sguardo più ampio e consapevole.

Attraverso la narrazione e la rappresentazione grafica, il Duogramma ricostruisce i legami che ci hanno attraversato, quelli vissuti, quelli immaginati, quelli interrotti. Non è un semplice resoconto, ma un’esplorazione: le relazioni prendono forma sul foglio mentre il racconto le attraversa, dove è importante sia il modo in cui viene espresso che ciò che viene scelto di condividere. Un processo guidato con cura dal terapeuta, che accompagna la persona nella comprensione delle proprie trame.

 

È una prospettiva sulle storie di coppia, tracciata per rivelare quello che spesso resta invisibile: i movimenti sottili che ci portano a scegliere, a legarci, a perderci, a ritrovarci. Un metodo che non giudica, ma osserva, che non semplifica, ma apre spazi di comprensione, che non dà risposte preconfezionate, ma genera domande trasformative.

 

Il Duogramma è un invito a vedere, oltre il racconto di sempre, quello che ancora non abbiamo visto.

Il Duogramma nasce all’incrocio tra rappresentazione grafica e racconto, tra memoria e trasformazione. 

 

Analogamente al Genogramma, che si concentra sulle relazioni familiari attraverso le generazioni, il Duogramma si focalizza sulle storie di coppia di una persona, offrendone una lettura evolutiva, concentrandosi su un’unica generazione, quella del soggetto narrante. Il Duogramma illumina la traiettoria delle relazioni di coppia di una persona, restituendone il movimento nel tempo. 

 

Non è un esercizio da compilare, ma un viaggio che si costruisce nel dialogo e che svela la sua complessità nel farsi ogni volta diverso. Non è una fotografia statica, ma un processo in evoluzione: la stessa persona, in momenti diversi, lo racconterà in modo diverso. Non esiste un solo Duogramma per una persona: ogni volta che viene affrontato, emergono nuovi racconti, nuove prospettive, nuove domande, nuove risposte. È qui la sua difficoltà. È qui la sua rivoluzione.

 

E proprio nel dialogo si svela il cuore di questo metodo: non c’è una verità da trovare, ma domande che aprono varchi. Non c’è una direzione obbligata, ma possibilità da esplorare.

Il Duogramma nasce nella formazione e nella terapia. Ha radici nella pratica clinica, è stato affinato dall’esperienza, è stato studiato, insegnato, sperimentato.

Dall’Italia all’America Latina, il Duogramma ha già trasformato il modo di leggere le relazioni di coppia in centri di psicologia, scuole di psicoterapia e contesti clinici internazionali. In Messico, Brasile, Cile e Paraguay, è diventato un punto di riferimento per terapeuti che vogliono spingersi oltre i modelli tradizionali.

Chi lo pratica sa che non si improvvisa: si apprende, si sperimenta, si porta su di sé prima di guidare altri nel processo. Perché non si può accompagnare qualcuno a leggere la propria storia, se prima non si è disposti a leggere la propria.

A chi lo usa in terapia, fornisce uno strumento potente per accompagnare i pazienti. Attraverso il Duogramma, chi racconta può dare forma e significato alle sue esperienze, sciogliendo narrazioni rigide e trovando nuove possibilità. Il Duogramma aiuta a coglierne le strutture profonde, le ripetizioni, le crepe, le vie d’uscita.

 

In più contempla, e questa è una delle sue grandi forze, un lavoro sulle relazioni di coppia del terapeuta che fa sì che anche lo sguardo che decifra e la voce che domanda, sia preparata all’incontro. Perché ogni terapeuta porta con sé la sua storia e il suo sguardo. E solo chi sa riconoscere le proprie risonanze può lavorare senza giudicare, consapevole dei personali pregiudizi, aprendo nuove possibilità.

Ogni terapeuta entra nella stanza con la propria storia. Anche se invisibile, anche se crediamo di lasciarla fuori dalla porta, lei è lì, nei gesti, nelle domande che scegliamo di fare, nei silenzi che decidiamo di rispettare.

 

Abbiamo imparato a osservare le relazioni, a esplorare le trame che legano e separano, ma a volte dimentichiamo che il nostro sguardo non è neutro: porta con sé le sue risonanze, le sue ombre, le sue preferenze tacite. Così, accade che una storia ci colpisca più di un’altra, che una scelta ci sembri più comprensibile, che un racconto ci faccia trattenere il fiato senza un motivo apparente.

 

Il Duogramma non è solo uno strumento per leggere le storie degli altri. È un esercizio di trasformazione su come noi stessi leggiamo le storie, su quali narrazioni ci attraggono e quali ci disturbano, su quali dinamiche ci troviamo a “tifare” e quali invece ci lasciano più scettici.

 

Comprendere le proprie risonanze non significa evitarle, ma riconoscerle. Perché quando sappiamo da dove guardiamo, possiamo scegliere come guardare. Quando conosciamo il filtro della nostra storia, possiamo aprirci davvero a quella del paziente.

 

Dov’è il confine? Le loro storie parlano anche di noi. E se sappiamo ascoltarle senza sovrapporci, possono mostrarci qualcosa che ancora non avevamo visto.

Il Duogramma non si usa: si attraversa.

  • Non cerca risposte facili, ma genera domande che fanno spazio.
    Domande che allargano la visione, che spostano il punto di osservazione, che permettono di abitare le storie senza esserne imprigionati.
  • Non è rigido, ma si adatta a ogni persona, a ogni storia, a ogni contesto. Ogni Duogramma è unico, come uniche sono le relazioni che racconta.
  • È un sapere che si tramanda. Non si può imparare solo leggendo un manuale né dopo due ore di Duogramma Insight: si deve vivere, esplorare, allenare nel tempo.

Il Duogramma è pensato per psicoterapeuti e psicologi che vogliono ampliare la propria lettura delle dinamiche di coppia e integrarla nella loro pratica clinica. Attraverso il Duogramma, possono:

  • comprendere le dinamiche di coppia dei propri pazienti, offrendo loro un nuovo modo di raccontarsi;
  • individuare i modelli relazionali ricorrenti, aiutando le persone a capirne il significato;
  • acquisire uno strumento pratico per esplorare pregiudizi e schemi personali, migliorando l’efficacia della terapia​;

Il nome, Duogramma
Nessuna storia esiste da sola. Duo, perché la coppia è il cuore pulsante della ricerca. Gramma, perché ogni storia lascia un segno, una traccia mutevole.

 

Il payoff, per filo e per segno
Il Duogramma è un lavoro minuzioso, accurato, che attraversa le storie con la precisione del tessitore e la libertà del narratore. Filo, come le relazioni che si intrecciano, si spezzano, si annodano in modi inattesi. Segno, come il tratto sulla carta, come il modo in cui lasciamo una traccia nel racconto dell’altro. È una promessa: ogni dettaglio conta, ogni storia viene trattata con accuratezza, ogni dettaglio trova il suo posto, ogni relazione viene letta senza giudizio.

 

Il logo, un segno dialogico
Anche il logotipo del Duogramma non è fisso, né rigido. È costruzione, è dialogo. Il logo non immediatamente leggibile, si compone solo quando due voci si incontrano. Una lettera da sola è incompleta, ma quando compare la seconda, la parola si svela interamente. Un logotipo geometrico, ma irregolare, sfidante per lo sguardo, come lo è ogni relazione quando la si osserva con onestà.
E proprio come le relazioni, il logo non è statico. Nei supporti digitali si anima, rivelando che la comprensione è un processo in divenire, un segno incompleto che trova il suo senso solo quando l’altra voce prende posto accanto alla prima.

Le storie del terapeuta condizionano la sua visione delle storie altrui.

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